Il Caso Di Canio: I Bambini Ci Guardano
Always historicize.
Fredric Jameson
I bambini ci guardano. E si spaventano per la nostra indifferenza al fascismo. Quando il 31 marzo 2013 Paolo Di Canio – un essere spregevole che nella sua autobiografia ha ripetutamente scritto di ammirare Mussolini e che tra i mille tatuaggi ostenta sul braccio la parola Dux e sulla schiena un’effige di Mussolini in elmetto incastonata sotto un’aquila – è stato assunto come tecnico del Sunderland, la compassata CNN ha titolato come breaking news sportiva «EPL appoints a fascist manager». Qualche ora dopo, quando l’ex deputato laburista David Miliband si è dimesso, il titolo è diventato «‘Fascist’ Di Canio’s appointment prompts MP to quit soccer club».
Più lenta è stata la BBC, sempre più prigioniera della sua nuova politica di appeasement, il cui primo annuncio «Paolo Di Canio appointed Sunderland head coach» si sofferma sull’inesperienza del tecnico italiano a guidare una squadra di vertice. Appena si è dimesso Miliband però, ecco che nello stesso articolo la foto di Di Canio, prima raffigurato come allenatore dello Swindon Town in cappotto e girocollo nero, è sostituita con quella del Di Canio giocatore, che con la maglia della Lazio si rivolge alla Curva Nord col saluto romano. Anche alla corte della vecchia zia (“old Auntie Beeb“) l’elaborazione emotiva della vicenda muta rapidamente. E d’ora in poi negli articoli relativi a Di Canio apparirà sempre in bella evidenza la parola «fascista».
Nella perfida Albione l’ingaggio di un ammiratore di Benito Mussolini sulla panchina di una squadra di calcio della Premier League – il campionato di calcio più seguito al mondo che trasmette in 212 paesi per un’audience complessiva stimata in oltre 4,7 miliardi di spettatori – è considerato un affronto allo spirito del gioco. In Italia no. E cominciano i distinguo, le ipocrisie, i sarcasmi. Così, a seguito delle dimissioni di Miliband, la Gazzetta dello Sport offre una lettura completamente diversa della vicenda. La parola chiave non è «fascista», ma «polemica». Quella che avrebbe portato l’ex ministro degli esteri – di cui si sottolineano immediatamente le recenti dimissioni da deputato e il nuovo impiego a New York, oltreché «le 150mila sterline guadagnate in 15 giorni effettivi di lavoro al Sunderland» – a utilizzare la figura di Di Canio per giustificare le dimissioni.
La parola fascista, che appare solo una volta in bocca a Miliband (che tra l’altro non l’ha mai pronunciata, ndr) sulla Gazzetta assume quindi un valore diverso: non è più la caratteristica che definisce la persona dell’allenatore italiano, ma la futile scusa utilizzata dall’ex delfino di Tony Blair per scappare dopo aver dissanguato le casse societarie. Come diceva Godard, negando alla radice la possibilità di un racconto oggettivo, la scelta di cosa inquadrare è già di per se un scelta ideologica. Pertanto, ecco che l’utilizzo del medesimo termine con una funzione contrapposta delinea non solo come sarà trattato nei due paesi il medesimo oggetto narrativo, ma anche quale è l’ideologia dominante nei due paesi.
In Inghilterra fascista è una parola orribile, e caratterizza l’eroe protagonista della nostra vicenda. In Italia fascista è un termine obsoleto, decontestualizzato, privato di ogni significato storico, che solo un opportunista può utilizzare per perseguire i propri scopi. Fascista in Italia non è la sanguinaria dittatura di Mussolini, è la «polemica» dell’antifascista. Nel Belpaese, invece, i maître à penser del disimpegno possono twittare con arroganza: «Io, per esempio, penso che la cosa fascista l’abbia fatta Miliband. Il solo non volere che uno non possa fare il suo lavoro normale perché ha delle idee politiche folli mi sa di fascista». (Tommaso Labate) «Trovo più fascista il saluto del dirigente del Sunderland che se ne va perché arriva Di Canio, che il saluto di Di Canio alla curva. [Di Canio] si è detto più volte contrario a violenza e odio razziale. E cmq ripeto, va a fare l’allenatore, non il sindaco di Sunderland». (Selvaggia Lucarelli)
In un giorno di aprile dell’anno di grazia 2013, il termine fascista perde ogni riferimento storico e diventa sinonimo di arrogante e intollerante, ma solo per dipingere l’antifascista che si oppone al fascismo, o chi cerca di storicizzare e inquadrare la parola nella sua giusta dimensione. Il corto circuito semantico è al suo apice: il fascista è chi non permette a una persona di essere libera di fare apologia del fascismo. Una deriva giustizialista, nata nei tribunali e proseguita nei girotondi e nelle trasmissioni televisive, che ormai ha sfondato anche a sinistra.
Anche per La Repubblica le parole d’ordine sono «bufera» e «polemica». A fronte di un articolo che riporta (in un piccolo paragrafo a metà della pagina) l’indignazione di Miliband, c’è subito un intero pezzo con la risposta sdegnata del compatriota Di Canio che parla di «accuse stupide e ridicole». L’apoteosi tuttavia si raggiunge nell’edizione cartacea del giorno dopo, in cui la corrispondente Alessandra Budel, riferendosi alle proteste dei tifosi, scrive che
per loro conta poco, evidentemente, che da giocatore della Lazio Di Canio abbia più volte sostenuto di aver dato sempre un significato «sportivo» al saluto romano che faceva ai tifosi, pagando una multa salata ma continuando a dire che il suo non era «un gesto politico», piuttosto «di appartenenza» e vicinanza alla curva.
Un’arrampicata sugli specchi da fare rivoltare nella tomba non solo chi il fascismo l’ha combattuto, ma anche quei milioni di persone che l’hanno subito.
La cosa grottesca è che la ‘giustizialista’ Repubblica si trova scavalcata a sinistra dalla peggiore stampa destrorsa inglese. È addirittura il tabloid scandalistico The Sun a dare una lezione di giornalismo al quotidiano diretto da Ezio Mauro, intervistando veterani di guerra che sono
disgustati e indignati dall’ingaggio di Di Canio. […] Giusto per non dimenticarlo, durante la II Guerra Mondiale i bombardieri nazisti hanno ucciso 267 persone e ferito oltre 1000 a Sunderland. Di Canio è il compagno di letto ideologico di questi assassini. Dando l’incarico ad un fascista ci siamo allineati ad un’ideologia perversa che predica odio e non ha alcun spazio nel calcio e nella società.
In Inghilterra, a rimanere sconcertati del fatto che un uomo che si definisce fascista possa allenare una loro squadra non sono solamente i cittadini di Sunderland, bastione laburista del Tyne and Wear1, o i minatori di Durham che disseppelliscono le asce di guerra gridando che «l’ingaggio di Di Canio offende la memoria di chi è morto combattendo il fascismo». Persino un quotidiano storicamente vicino ai Tories come The Daily Telegraph sceglie di ospitare un editoriale del sindacalista Dan Hodges (titolo: «Paolo di Canio is a fascist. Time to boycott Sunderland») che sottolinea l’importanza che il calcio ha avuto nella propaganda della Germania nazista. Altro che derubricare il saluto romano di Di Canio ad atto”sportivo” e quindi “non politico”, come fa La Repubblica.
Persino il Daily Mail – becero fogliaccio razzista soprannominato Daily Hate – offre da subito spazio alla rabbia dei tifosi del Sunderland per le dichiarate simpatie fasciste del loro nuovo tecnico, e pubblica un informato editoriale sul brodo di coltura neofascista e antisemita in cui sguazza la curva biancoceleste, definita «una delle peggiori d’Europa». Sul Daily Mail, inoltre, i distinguo protofascisti e negazionisti à la Repubblica sono affidati al blog dall’eloquente posizionamento all’estrema destra RightMinds. È la dimostrazione che la linea editoriale del quotidiano di riferimento del PD, su un tema di fondamentale importanza come l’antifascismo, è ormai paragonabile al punto di vista più estremo del quotidiano più a destra del panorama mediatico britannico.
Per il corrispondente da Londra del Corriere della Sera, il fascismo di Di Canio è solamente una «debolezza (grave)» mentre l’editorialista “principe” Mario Sconcerti – in uno dei suoi soliti deliranti solipsismi – arriva a scrivere che
Mussolini fu il primo a capire la forza di comunicazione e aggregazione del grande calcio. Fece della Nazionale uno dei riferimenti più forti del fascismo. I giocatori erano simboli di ricchezza e ardore nazionale. Peppino Meazza era chiamato il Balilla, Monzeglio era il maestro di tennis del Duce, lo seguì anche a Salò. Quando fu trovato dai partigiani, nessuno gli torse un capello.
Forse Sconcerti tenta di spiegare che se un partigiano incontrasse oggi Di Canio lo saluterebbe con rispetto, o forse sta semplicemente implorando i lettori di non torcere alcun capello a lui, visto che è da anni che non ha la più pallida idea di cosa stia scrivendo. Fa comunque impressione rilevare che mentre il Corriere della Sera scrive queste cazzate, l’editorialista di The Independent James Lawton arriva al punto di mettere in discussione il calcio stesso. E sotto il titolo «Paolo Di Canio’s appointment at Sunderland makes us ask what football clubs really mean to us», si chiede se il calcio, con l’ingaggio di Di Canio, non abbia perso la sua funzione educativa e di servizio alla comunità: «A cosa serve una squadra di calcio? Deve riflettere i valori più profondi di una comunità in cui ha sempre occupato un posto vitale?»
Ma è il 3 aprile, quando Di Canio si esibisce nella sua prima conferenza stampa da allenatore del Sunderland, che il Corriere della Sera detta la linea editoriale negazionista alla stampa italiana: «Basta politica, solo calcio», seguito a ruota da Repubblica e Gazzetta dello Sport. Dopo avere svuotato di significato storico la parola fascismo, la narrazione ora deve virare solo sul calcio.
Peccato che a rilanciare sulla questione del fascismo ci pensino i soliti bolscevichi dei quotidiani di estrema destra inglese. Il Daily Mail pone il problema più ovvio, ossia la mancanza – in tutta la conferenza – di una sola presa di distanza dal fascismo: «New boss Di Canio ducks the big question: Are you a fascist?». La questione arriva persino in Qatar, quando Al Jazeera sottolinea come “Paolo Di Canio deflects fascism questions”. Insomma, fuori dall’Italia nessuno se la sente di rinunciare alla questione politica per rientrare nei binari del calcio. Fuori dall’Italia, «fascista» non è la polemica; è un periodo buio della storia che va ricordato quotidianamente perché non si ripeta.
Con le lodevoli eccezioni di due sole testate (Il Manifesto e Il Fatto Quotidiano), il coro greco della stampa italiana riporta fedele come un sol uomo la dichiarazione di Di Canio: «Non sono un fascista». E si ferma lì, senza presentarla come un’apostasia. Né tantomeno manifesta alcuna intenzione di smontare questa tardiva, ridicola e interessata abiura.
Sono di nuovo i tabloid della destra britannica a rimettere le cose al loro posto. Se in Italia una smentita oramai non la si nega a nessuno (e diventa verità nel momento stesso in cui è pronunciata), Oltremanica non è così. La stampa indaga sulle motivazioni di questa smentita, e riporta fatti che possano sostenerla o confutarla. The Sun rilancia la questione pubblicando le foto del 2010 in cui Di Canio «presenzia» al funerale dell’ex terrorista nero Paolo Signorelli2, in un coacervo di teste rasate e saluti romani. Notizia che Italia non si caga nessuno (tranne le due lodevoli eccezioni di cui sopra), ed è invece subito ripresa da tutti i quotidiani inglesi – Daily Mail compreso.
Il Daily Hate arriva addirittura ad indagare sulle radici fasciste di Di Canio nel quartiere romano del Quarticciolo, e ricorda agli italiani che nel paese dove Mussolini ha governato con la forza ed il terrore per vent’anni esiste il reato di «apologia di fascismo», sebbene tutti fingano di dimenticarlo. Le parole del chief foreign writer David Jones – «Secondo la normativa anti-fascista, fare un simile gesto incendiario [il saluto romano, ndr] in pubblico è un reato, tuttavia non è mai oggetto d’indagine, sebbene lo si veda regolarmente nei raduni neofascisti e negli stadi» – sono quelle che avremmo voluto trovare in un qualsiasi articolo della stampa italiana.
Ma così non è, ed è sempre The Sun a chiedersi: «Se Di Canio non appoggia e non ha mai appoggiato l’ideologia fascista, cosa ci fa in quella compagnia al funerale di un uomo che ha passato otto anni in carcere per una strage dove sono morte 85 persone innocenti, venendo poi assolto per il reato di strage ma condannato per banda armata?».3 Domande semplici, che evidentemente ha senso porsi solo in Inghilterra e nel resto del mondo, dove si può essere di destra e considerare l’antifascismo un valore. Non in Italia, dove vent’anni di delirio in salsa Fininvest hanno fatto sì che l’antifascismo fosse relegato, anche a sinistra, ad un articolo vintage – un memorabilia anni ’80 da sfoggiare con moderazione, per divertire gli amici. Un oggetto postmoderno, svuotato della sua funzione storica, da non prendere mai più sul serio.
Nel resto del mondo, il negazionismo storico italiano non può che produrre stupore e indignazione. Quando infatti dalla sede di Manchester chiedono a Lizzy Davies, corrispondente del Guardian a Roma, di scrivere un pezzo su come hanno reagito gli italiani alla bufera che si è abbattuta sul nordest inglese dopo l’ingaggio di Di Canio – e quindi sull’opportunità di impiegare in un ruolo educativo come quello di un allenatore di calcio un fascista dichiarato – lei rimane basita. E non può che definire l’indifferenza al fascismo come «fastidiosa ed irrensponsabile».
I bambini ci guardano. Il resto del mondo pure, e si spaventa per la nostra indifferenza al fascismo.
- Per capirci: South Shield, il collegio dove è stato eletto Miliband, è l’unico di tutta la Gran Bretagna dove dal Reform Act del 1832 non è mai stato eletto un deputato conservatore. [↩]
- Militante nel MSI e fondatore di Ordine Nuovo, accusato di essere il mandante di due omicidi e di avere partecipato alla strage di Bologna, poi assolto da queste imputazioni ma condannato per associazione sovversiva e banda armata. [↩]
- Articolo modificato in seguito, questa specifica frase che era l’introduzione dell’originale non si trova più nella versione in rete. [↩]
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Drop the Hate / Commenti (20)
#2
Guido
Per me ad esempio è insopportabile che in Italia non ci si scandalizzi per il comunismo vera tragedia storica che viene fatta passare per una forma di democrazia e in molte parti del mondo è ancora causa di discriminazione, dittature e fame
#4
chairo
blicero… vatti a leggere un po delle foibe e scoprirai cose nuove (c’è una ricerca dettagliata e ovviamente ignorata per comodità)… noi italiani siamo sempre gli stessi, uccidiamo e torturiamo un cane e poi ci lamentiamo che il cane ci ha morso… ma ti rendi conto?? le persone come te sono la rovina del paese e generalmente del mondo. io non mi auguro che la gente come te muoia (sarebbe brutto da dire per i vari perbenisti) ma vorrei non fosse mai esistita. parassita!!
#5
#7
lp
l’articolo e’ abbastanza preciso perche’ il clamore e’ stato suscitato piu’ dalle dimissioni di miliband che dal DI CANIO fascista. Ma devo ripetere anche qui un concetto, perche’ ci si allunga troppo poi su cose che in realta’ non hanno nessun effetto. In un contesto generazionale in cui ormai non vale piu’ niente, Paolo e’ visto come un MITO calcistico ( molti tifosi del west ham sperano diventi loro manager ) poiche’ qui a Londra e Inghilterra tutta il modello di controllo sociale sperimentato per placare il fenomeno degli hooligans ( piu’ che altro amanti di scazzottate senza alcun riferimento politico – tranne alcuni casi ultradestroidi supportati dal BNP) funziona nel piu’ corretto e conosciuto modello inglese. Tranquilli a Paolo gli bastera’ vincere due partite o perderne due per riempire pagine di giornalicchi che affollano le metro e contribuiscono a assuefare la moltitudine inglese al nulla – figurarsi analizzare un idiozia chiamata fascismo.
#8
Michel Foucault
I bambini ci guardano!!!!!111111unouno
Qualcuno pensi ai bambini!!!!!111111unounouno
Diventano violenti coi videogggiochi, le bambine meretrici con Italia1 e i ragazzini fascissssti con Dicagno!!!!1111111unouno
Qualcuno pensi ai bambiniiiiiii!!!11111111unounofattoriale
#9
anonimo
Don’t feed the troll(s).
Ovviamente mi riferisco a Blicero e Michel Foucault (e forse anche DaniAcab).
Probabilmente in realtà sono un’unica persona frustata che si diverte con davvero poco.
#10
Lodovicovan
per me Di Cane è quello che faceva sognare i laziali a 20 anni è poi è andato alla Juve dicendo che faceva il salto quadruplo da titolare nella Lazio a panchinaro nella juve…. glielo spieghi ai laziali del segno fascista come senso di unione con la tifoseria e non politico…. è sempre un fascistuccio de noiantri… cose che passano con l’adolescenza
#11
N.
Eccellente articolo.
Interessante linea di difesa di alcuni lucidissimi commentatori, “ma i massacri dei comunisti???”.
Evidentemente devo aver battuto il tasto PgDn nel punto in cui si esaltava il comunismo.
Boh, a certa gente fai prima a ficcarglielo in culo che in testa.
#12
#13
Fede
Si bello l’articolo, ma d0v’erano i giornali inglesi e Miliband quando Di Canio giocava nel West Ham e veniva onorato e venerato? Gli hanno dato addirittura il premio Fair Play (peraltro meritato in quel caso)… come può ora essere uno scandalo il fatto che faccia l’allenatore? Veramente, mi duole dirlo, ma ha ragione la Lucarelli: non si è mica presentato come sindaco! Io non lo so se Di Canio si senta fascista, per il vero senso della parola, o se sia solo uno dei tanti cazzoni che conosco di certi ambienti romani che si definiscono fascista per senso di appartenenza ad un gruppo, ignorando quasi totalmente la storia del fascismo; sarebbe opportuno però che i giornali giudicassero la persona di oggi… che a me pare solo un cazzone opportunista, non un pericolo per la società.
PS.
Di Canio è andato al funerale di un terrorista; poteva evitarlo, ovviamente. Miliband invece è stato favorevole all’intervento militare in Iraq, per partecipare al quale il suo governo si è praticamente inventato delle prove inesistenti. Grazie a quella guerra sono morte centinaia di migliaia di persone.
#14
Gavrilo Princip
In Italia l’indifferenza sul fascismo e sull’antifascismo è arrivata dopo 20 che ci si è massacrati a vicenda-Ha avuto un prezzo che tutte e 2 le parti hanno pagato duro-Ci sono almeno un paio di generazioni che si sono letteralmente perse facendosi la guerra trovandosi magari un anno dopo a comprare eroina assieme in una viuzza di Soho e cercare di capire perché-
Poi l’idea che all’estero ci si ricordi del fascismo “quotidianamente” è schizofrenica-E Domenica i tifosi del Sunderland erano tutti x Di Canio-
ps e approposito di fasci, xchè la foto di Putin con i baci?
#15
fisico
bell’articolo; la cosa che mi ha lasciato più stupito è stata che la BBC abbia offerto nei mesi precendenti lo spazio a Di Canio per scrivere un editoriale ogni mese (sul sito web). La stessa BBC che come ricorda l’articolo è stata tra le ultime ad inquadrare la storia secondo i canoni che ci saremmo aspettati. La domenica in cui Di Canio è stato nominato allenatore del Sunderland il programma storico ‘Match of the Day’ (BBC 2) e i suoi ‘esperti’ in studio (l’ex calciatore Savage) si limitavano ad appellare Di Canio ‘crazy italian’ e ‘a bit of a charachter’ non facedo nessuna menzione della sua fede politica.
#16
Pascalino Miele
Che senso ha scrivere articoli per riceve commenti simili?
1) “noi italiani siamo sempre gli stessi, uccidiamo e torturiamo un cane e poi ci lamentiamo che il cane ci ha morso… ma ti rendi conto??”
Appunto, dopo che hai torturato un partigiano come un cane per farti dire dove sono nascosti gli ebrei, speri che venga a portarti le pantofole? Ti rendi conto che la tua frase non acquisterebbe senso nemmeno se tu ti dessi fuoco davanti ad un pannello fotovoltaico?
2) “Veramente, mi duole dirlo, ma ha ragione la Lucarelli: non si è mica presentato come sindaco!”
Beh visto che non si è candidato sindaco, perchè già che c’era non ci ha smollato anche un bel PORCODDIO in mondovisione? Mica era in lizza per la fumata bianca.
3) “ps e approposito di fasci, xchè la foto di Putin con i baci?”
I baci col rossetto a Putin glieli ho dati io, e ho fatto una foto per ricordarmi di quel giorno in cui avevo la lebbra.
4) “Ovviamente mi riferisco a Blicero e Michel Foucault (e forse anche DaniAcab).
Probabilmente in realtà sono un’unica persona frustata che si diverte con davvero poco”
Si hai ragione, sono io Blicero, e sono anche Michel Foucault, e sono anche quel modello della pubblicità di Armani con in sottofondo “Personal Jesus” e stanotte veniamo tutti e 3 a casa tua a stuprarti insieme a Foucault, quello vero, e sul tuo corpo inerme scriveremo la storia completa del complottismo nel 900.
#17
Fede
X Pascalino.
Quando ho scritto:
“Veramente, mi duole dirlo, ma ha ragione la Lucarelli: non si è mica presentato come sindaco!”
Intendevo dire semplicemente che nessuno ha protestato quando faceva il calciatore in inghilterra e prendeva il premio Fair Play. Che ora uno che ha appoggiato una guerra illegale si scandalizzi perché Di Canio faccia l’allenatore della sua squadra, e faccia la sua bella uscita a scopi elettorali, mi sembra una porcata.
Poi a me Di Canio sta pure sulle balle e penso sia un coglione… ma non mi sembra un pericolo per la società. Dal mio punto di vista se uno rinnega di essere fascista, davvero non lo è. I “fascisti” che conosco (di vista), al massimo per giustificarsi ti dicono che sono contro la guerra, che non sono razzisti, ma mai, per nessuna ragione, negherebbero di essere fascisti. Magari si definiscono fascisti del terzo millennio, ma la parola fascista se la tengono ben stretta.
#18
Pascalino Miele
“Non Protesto!” Anzi, si protesto perchè hanno dato il premio fair play ad un fascista italiano che si è distinto per la sua sportività in campo. Sant’Iddio. Così è tipo “Vai a casa e picchia tua moglie. Lei sa perchè” Una volta che ne fa una giusta, povero stronzo, me lo volete bastonare.
“Uno che ha appoggiato una guerra illegale” RiSant’Iddio. Non aveva presentato regolare marca da bollo. Un conto è essere Paolo Bernini, un conto è essere Crimi. Il giocatore subisce gli ordini, l’allenato ne subisce e ne da. Ma temo che quel coglioncello di Millibug non voglia Di Canio allenatore perchè sotto sotto odia il suo 4-4-2 fuidificante. Sai oggigiorno c’è ancora gente che odia il 4-4-2 fluidificante, e non può farsene una ragione, proprio per la sua comprovata inadeguatezza al calcio moderno, specie dopo l’esemplare fallimento di Del Neri. Dal mio punto di vista, chi rinnega di essere fascista.
“Poi a me Di Canio sta pure sulle balle e penso sia un coglione… ma non mi sembra un pericolo per la società” TriSant’Iddio! Oggi mi sento fiappo, c’ho la trinità in corpo. Figurati, a me sembra un pericolo per la società odierna Hitler, e pensa che è morto.
#19
Mike
nel 2013 c’è chi pensa ancora al Fascismo,all’anti-Fascismo,a Di Canio,al Comunismo,al Marxsismo,al Nazismo,a Hitler,a Mussolini,ai Balilla e a li mortacci vostri!!! Perchè non togliete il naso dalla finestra? Potrete così notare che ai tempi d’oggi sono altri i problemi che dovrebbero preoccuparvi. Tra 1000 anni nessuno parlerà più di queste cose,a meno che “VOI” non continuiate a rivangare il passato. Bisogna costruire il futuro,voi che fate?
#20
Tyler Durden
http://www.youtube.com/watch?v=nzY2G2-nfnU
Riguardo all’articolo: finalmente! Cominciavo a pensare di essere l’unico ad accorgersi di questo orrore ideologico.
#1
Akiller Dee
La domanda è sempre la stessa…
http://www.youtube.com/watch?v=d6me0Aht26s